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Graffiti: espressione artistica. Dalla strada alla Zecca di Stato – la storia di Alessandro Sabong

Quando la tenacia trasforma i sogni in realtà.  

 

 

 

 

 

(scalinata di via Lillo presso stazione metro Laurentina. Autore: Alessandro Sabong)

Roma, 21.11.2014 – Alessandro Sabong, 24 anni, è nato a Roma dai genitori filippini: Lydia Data di Gerona e Lindo Sabong di Mac Arthur. All’età di 14 anni, per via del fratello maggiore Allan, prende forma il suo bisogno di espressione e così si è avvicinato ai  graffiti. Negato il liceo artistico dai 14 anni fino ai 17, attraverso il soprannome “Sage” nasce una immatura e inconsapevole passione per il colore, la linea, l’atto dell’inventare, creare forme e incastri racchiusi in un atto violento e incisivo, breve e conciso poiché illegale. Solo o in compagni di altri simili, le nottate per strada, nei depositi dei treni, sui lungo linea di tutta Roma, nei posti più assurdi e impensabili, non era poi così determinante. L’ossessione di affermarsi su spazi pubblici in un atmosfera surreale e paradossalmente deserta sembrava essere direttamente proporzionale al bisogno di colmare vuoti e disagi adolescenziali.

I graffiti per me inoltre hanno rappresentato un riscatto nei confronti di un percorso imposto ma allo stesso tempo uno strumento, spazio per uno studio che si è poi rivelato in seguito transito e passaggio verso un’ indagine più ampia. All’interno di questo ambiente nasce il mio carattere che trova ampio sfogo in questo gioco adolescenziale svincolato da ogni regola,ordine e sistema”.
 
 
 
Come hai iniziato a dipingere e perché proprio la pittura?
Nel 2007, a 17 anni il contesto illegale non soddisfava più le mie esigenze e i miei bisogni d’espressione, e così ho sentito il bisogno di  distaccarmi dai graffiti, ma in generale da un determinato stile di vita.
 
Per gioco poi ho iniziato a dipingere a Civitavecchia dove il pittore Giancarlo Pucilli svolgeva volontariamente un laboratorio di disegno e pittura presso l’associazione “Il Ponte”. Questo laboratorio non aveva in alcun modo lo scopo di formare chissà quali artisti,ma semplicemente di offrire uno spazio per i giovani dove potessero esprimersi in totale libertà, nel pieno rispetto della persona e delle sue qualità piuttosto che delle sue capacità. 
 
Nel 2011 mi iscrivo a Roma al corso di Scienze Infermieristiche che abbandonerò al secondo anno dopo aver superato il test d’ingresso alla Scuola d’arte della medaglia.
In questo periodo ho la fortuna e il piacere di conoscere il maestro persiano pittore e scultore Hassan Vahedi. I suoi incoraggianti apprezzamenti hanno avuto sicuramente un valore diverso da quelli ricevuti fino a quel momento. Grazie alla passione di Hassan e della figlia incisore Leyla Vahedi, all’interno di questo studio ho avuto la possibilità di disegnare per la prima volta dal vero attraverso la “classe di nudo autogestita”, sperimentare la tecnica dell’incisione su linoleum e la pittura su ceramica.
 
 
Come sei entrato all’Istituto Poligrafico della Zecca di Stato? Cosa sta insegnando? E cosa ha significato per te passare dal mondo ai margini della legalità del writing alla ufficialità di un Istituto dello Stato?
 
Si, sto studiando più precisamente alla Scuola d’Arte della Medaglia dell’Istituto Poligrafico della Zecca dello Stato. Si accede tramite un test diviso in due prove. La prima prova consiste nell’effettuare due disegni dal vero di cui uno completo di chiaroscuro e uno no. La seconda prova invece prevede la modellazione in bassorilievo del profilo dell’imperatore romano Augusto in plastilina. I primi dodici vincitori hanno accesso al corso completo mentre per chi rientra tra il tredicesimo al ventiquattresimo posto è riservato il corso propedeutico. Entrambi sono completamente gratuiti. Il corso completo dura tre anni e al suo termine la scuola mette a disposizione 3 borse di studio. 
 
L’ambiente e i lavori proposti richiedono uno specifico approcio insito di rigore e di pazienza che mira alla perfezione. Non di meno si tende a un virtuosismo necessario a giustificare sia l’unicità storica-culturale che l’eccellenza artistica della scuola.
 
Esattamente tutto l’opposto di ciò che avevo assorbito e immagazzinato dal mondo dei graffiti, dal laboratorio di Gianfranco Pucilli e dallo studio di Hassan.Infatti in un primo momento i lavori “commissionati” dai professori mi risultavano inutili, fonte di una stupida competizione e di una disgustosa rivalità alla quale mai mi sarei lasciato coinvolgere. Durante il secondo anno ho cambiato  completamente punto di vista e ho deciso invece di sfruttare a pieno il percorso proposto intravedendo e riconoscendo le preziosissime caratteristiche e qualità sia tecniche che disciplinari che avrei potuto sviluppare e aggiungere al mio bagaglio.
 
Grazie a questa scuola che si presenta come una sorta di antica bottega artigianale d’eccellenza sopravvissuta nel tempo è possibile studiare le seguenti materie:modellazione in bassorilievo, incisione a taglio diretto su metalli,incisione calcografica, disegno e progettazione, sbalzo e cesello su metallo, formatura, smalto su metalli, incisione pietre dure, modellazione in cera.
 
Alla luce di tutto passare dall’illegalità dei graffiti all’ufficialità della Scuola d’Arte della Medaglia per me ha significato molto. Anche mettersi in discussione,per poter poi crescere.
 
 
Cosa ti ispira nell’Arte? Sia nel senso dei maestri della Pittura o di artisti che ti piacciono, sia in senso emotivo.
 
Sono affascinato dall’energia del colore dei Fauves francesi (Le Belve!), dalle indagini psicologiche dei quadri e delle incisioni dell’Espressionismo tedesco. Dall’istintività di Jean Michel Basquiat. Dalla poliedricità di Picasso e dal movimento angosciante delle pennellate di Van Gogh.
 
Quali sono i tuoi sogni per il futuro, i tuoi progetti? Come ti vedi in un futuro prossimo? Hai qualche progetto in particolare che ti sta a cuore?
 
Innanzi tutto ho intenzione di approfondire le conoscenze tecnico-artistiche sperimentate all’interno dell’attuale corso. In particolare la scultura e l’oreficeria. Inoltre mi piacerebbe moltissimo esplorare il mondo della visual-art. Sono sempre più convinto infatti che la sincronizzazione tra immagini e musica possa permettere di scatenare un’ energia unica.
 
Per quanto riguarda la tecnica della spray art di recente un po’ in tutto il mondo sta andando di moda dipingere intere facciate di palazzi…sarei veramente contento di poter esprimermi su una “tela di tali dimensioni. Ovviamente mi piacerebbe esporre in gallerie importanti, soprattutto all’estero, in particolare a Berlino. In via parallela vorrei intraprendere un percorso di formazione nell’ambito dell’arteterapia.
 
Il tuo rapporto con le Filippine e i tuoi ‘kababayan’? Come descriveresti il legame con le Filippine?
 
Purtroppo da piccolo a casa non si parlava in filippino e tra i i miei coetanei le mie origini le  vivevo come un difetto.Per fortuna ho avuto modo di soggiornare in vacanza per brevi periodi fino all’età di 10 anni dai fratelli di mamma nelle Filippine. Molto importante e formativo è stato il viaggio culturale organizzato dall’associazione “C.F.M.W.” sempre nelle Filippine. Il viaggio della durata di due settimane aveva lo scopo di far conoscere a noi ragazzi nati in Italia la nostra cultura madre.Anche grazie a questa esperienza ho potuto mettere a fuoco la storia,i valori e il vissuto del mio popolo di origine,a cui devo molto.
 
 
Per concludere. Tu sei la prova che la costanza, la disciplina e la passione permettono di conquistare il proprio futuro, e poter fare quello che ci piace. Cosa consiglieresti a chi sta iniziando ora a disegnare, o qualsiasi altra forma di arte, per andare avanti?
 
Credo solo che se un giovane è consapevole di possedere delle particolari abilità nel campo delle arti visive o in qualsiasi altro campo,non debba  rinunciare a puntare in alto e a scommettere su se stesso nonostante le circostanze o le persone intorno non gli siano affatto favorevoli. E’ difficile e a volte straziante. Io in quei momenti mi ripeto che devo lottare come un dannato, non per il “mio sogno” ma semplicemente per il posto che mi spetta, niente di più, niente di meno.
Stefano Romano
akoaypilipino.eu
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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