Attrice bresciana che va oltre alle sue origini per interpretare le realtà molteplici.
Roma, 12 Dicembre 2012 – “La recitazione è dentro di me da quando ero bambina – ci racconta l’attrice Esther Elisha – ma anche la musica mi ha sempre accompagnato nella vita, ho cercato qualcosa che coniugasse queste due passioni, evidentemente non era fare la cantante”.
Esther nasce a Brescia da una travolgente storia d’amore, mamma lucana e babbo del Benin, arrivato in Italia dalla Francia.
“Avevo le idee ben chiare – ricorda – e subito dopo la maturità mi sono trasferita a Milano per cominciare l’accademia Paolo Grassi, da li ho iniziato subito con l’esperienza teatrale, televisiva e cinematografica. Dopo qualche anno ho sentito la necessita di viaggiare e andare all’estero perché i ruoli che ho interpretato fino a quel momento erano sempre da immigrata. La mia immagine è esotica, ma io sono italiana».
“Sono andata a Parigi e, per un breve periodo, anche a New York, per me è stato davvero necessario per riappacificarmi con l’Italia. Ho visto attori che hanno condotto battaglie sulla loro pelle per togliersi di dosso degli stereotipi e questo mi ha fatto capire tante cose e mi ha dato l’energia per ritornare. È quando sei lontano dall’Italia che impari ad amarla”.
Il ruolo a cui sei più affezionata? “Quello che ho interpretato nel film Là-Bas, un film di immigrazione e camorra ambientato a Castelvolturno, e che porterò sempre nel mio cuore. In questo caso ho proprio sposato proprio tutto il progetto che mi ha coinvolto sin dall’inizio. È un film che racconta vita vera, poi la grande sfida è stato di farlo tutto in lingua e la maggior parte degli attori erano stranieri”.
Nel suo ultimo lavoro, Nottetempo (opera prima alla regia di Giorgio Pasotti, non ancora arrivato nelle sale) ha finalmente un ruolo da italiana, “E ne sono molto felice”. Il pubblico italiano è pronto? “Sono convinta che c’è un dialogo tra noi e il pubblico, il mondo del cinema racconta realtà molteplici e se uno lo fa con passione e convinzione il risultato arriva. Poi, naturalmente, noi attori siamo alla mercè della fantasia degli altri…”