Migliaia di manifestanti in strada a Parigi dopo il rimpatrio della quindicenne kosovara, fermata durante un viaggio di istruzione. «Voglio tornare in Francia per costruirmi un futuro».
Roma – 17 ottobre 2013 – Sono 6.000 gli studenti a Parigi che si stanno dirigendo verso il ministero dell’Interno, per protestare contro l’espulsione della studentessa 15enne kosovara Leonarda e di Katchihik, un altro studente armeno sans papier. «Per il ritorno di Leonarda e Katchik!», si legge su un adesivo che gli studenti hanno attaccato al petto.
Leonarda, una ragazzina di 15 anni originaria del Kosovo residente da cinque anni in Francia è stata arrestata mentre si trovava in gita scolastica ed è stata espulsa il giorno seguente insieme alla sua famiglia.
L’episodio è accaduto il 9 ottobre a Lavrier, un paesino dell’est della Francia, e con la diffusione della notizia si sono riaccese le polemiche per la linea dura contro gli immigrati adottata dal governo socialista.
Secondo quanto riferito dagli insegnanti del collegio Andrè Malraux di Pontarlier, Leonarda, si trovava già sul pullman in partenza per una gita scolastica a Sochaux quando il sindaco del paese, Albert Jeannin, ha fatto ordinare all’automezzo pieno di scolari di fermarsi in un parcheggio.
In quel momento gli agenti hanno preso in consegna la ragazzina che il giorno dopo è stata espulsa dalla Francia con la madre e cinque fratelli.
«Voglio tornare in Francia per costruirmi un futuro», ha dichiarato la ragazzina dal Kosovo, che ha raccontato ai media l’umiliazione provata quando la polizia l’ha prelevata davanti ai suoi compagni.
Il ministro dell’Interno, il socialista Manuel Valls, già al centro delle polemiche per aver ordinato l’espulsione di 20.000 rom e nomadi dalla Francia, ha difeso le forze dell’ordine sottolineando che hanno «rispettato scrupolosamente i diritti degli stranieri». Una dichiarazione criticata dall’opposizione e da esponenti del suo stesso partito. Valls è stato quindi costretto ad aprire un’inchiesta amministrativa sul caso, dietro richiesta del premier Jean-Marc Ayrault.