«Nella vita bisogna avere il coraggio di rifiutare le proposte che vanno contro i propri principi morali e lavorare duramente per raggiungere gli obiettivi fissati», lo afferma Ntumba Marie Thérèse Kabutakapua, in arte MariTè.
Nata a Roma nel 1984 da genitori Congolesi, MariTè è una cantante soul e afro-pop. Chitarrista autodidatta, MariTè viene spesso definita un talento allo stato grezzo.
MariTè ha vinto il primo premio al concorso La Bella e La Voce 2013, sezione voce.
Nella seguente intervista entriamo nel mondo di MariTè per conoscere la sua musica e scoprire cosa pensa della società Italiana e il legame che ha con la Repubblica Democratica del Congo, il paese di origine dei suoi.
MariTè, cominciamo con la tua musica. Che tipo di musica suoni?
Il nostro genere musicale è un misto tra soul e musiche africane, direi Afro-Soul.
I tuoi sono Congolesi, provenienti dal paese che ha esportato la Rumba in tanti paesi Africani. Suoni anche questo tipo di musica?
Si, i miei genitori sono Congolesi. Come ti dicevo nella mia musica c’è molta influenza della mia terra d’origine, ma non posso definirla Rumba. Al momento mi sto avvicinando al Gospel, infatti dirigo un coro di 30 elementi vocali qui a Velletri, e ho ripreso una mia vecchia passione l’R&B ma sempre con influenze Africane.
Come procede la tua carriera da cantante?
La mia carriera da cantante procede molto bene, con il mio Ntumba’s Trio formato da me e: Daniele Truocchio alle chitarre, che a soli 19 anni è vincitore di una delle borse di studio delle Berklee di Boston; e Matteo Martizi, grandissimo percussionista, che collabora con diverse Orchestre come l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, l’Orchestra Roma Sinfonietta di Ennio Morricone e l’Orchestra Europa Musica. Ntumba viene dal mio secondo nome, che significa portatrice di gioia. Stiamo lavorando a pezzi originali, scritti da me. Al momento sto frequentando la VMS (Accademia di Loretta Martinez, una grandissima Vocal Coach). Il percorso di un musicista o cantate è fatto, si, di passione, ma anche di molto studio. Sono convinta che bisogna sempre migliorarsi.
Quali sono i problemi/ostacoli che incontri spesso nella tua carriera da musicista?
Ma guarda, essendo donna non è sempre facile. Puoi avere la possibilità di poter fare lavori importanti, di grande visibilità, ma in cambio di qualcosa. Rifiutare per seguire quelli che sono i miei valori è una grande sfida, a volte fa male, ma credo anche che possa essere di grande esempio, ma anche un punto di forza. Si può cantare, suonare, ballare, senza compromettersi.
Quali sono i messaggi che cerchi di comunicare attraverso la tua musica?
Nei miei testi parlo molto di me e di quello che mi circonda, di quelle che sono state le mie esperienze di vita. Ma soprattutto in un’era dove la speranza è sempre sepolta sotto la superficialità, io canto forte – c’è speranza! I giovani non devono e non possono abbattersi, siamo noi che creiamo il nostro futuro e per far si che sia migliore, dobbiamo rimboccarci le maniche. La speranza dev’essere accompagnata dalle gesta! Nulla arriva dal cielo.
Sei stata classificata prima al concorso La Bella e La Voce 2013, sezione voce. Come era il concorso e come ti sei sentita quando ti hanno dichiarato la vincitrice?
La Bella e La Voce è un concorso nazionale di moda e musica. È stata un’esperienza meravigliosa. Mi ha dato la possibilità di conoscere incredibili talenti e molti davvero giovanissimi. Vincere questo concorso è stato una vera sorpresa per me, mi sono detta: “Io vado e mi prenderò quel che il Signore vorrà darmi” e direi che è stato molto generoso con me. Un’emozione indescrivibile, ma anche una grande responsabilità. È facile perdere il contatto con la realtà e “montarsi” la testa. Sento di dover restare con i piedi ben piantati a terra e concentrarmi sulla carriera, ma soprattutto sullo studio.
Secondo te, l’Italia è aperta ai talenti degli immigrati o italiani di origine straniera?
Bhè, ovviamente parto da quella che è la mia esperienza e la risposta e si! Il solo fatto di essere Africana mi aiuta moltissimo, le persone ancora prima di avermi ascoltata pensano: “Lei è sicuramente bravissima, ha la musica nel sangue” che è sicuramente un bene, ma a volte mi domando se non possa anche essere un arma a doppio taglio.
Quale è il tuo messaggio ai giovani della seconda generazione?
Credo profondamente che le seconde generazioni possano essere e sono dei ponti tra il loro paese d’origine ed il loro paese di nascita. Sembra retorica ma credo sia molto importante formarsi, studiare, per poter essere d’aiuto ai nostri paesi d’origine, ognuno nel proprio piccolo, nel proprio ambito. Ma allo stesso tempo aiutare il paese di nascita ad aprirsi sempre di più alle seconde generazioni, che sono parte integrante, viva e pulsante del paese.
Quando penso a me stessa ed al fatto che faccio parte delle seconde generazioni, sono molto fiera, amo i miei due paesi e sono felice ed onorata di poter essere la porta bandiera di due culture così straordinarie.
Ultimamente si parla molto della riforma della legge sulla cittadinanza. Che tipo di legge sulla cittadinanza vorresti?
Credo che chi nasce in un paese automaticamente è cittadino dello stesso.
Sei mai stata nella Repubblica Democratica del Congo?
Si sono stata nella Repubblica Democratica del Congo ed è un paese straordinario! Mi sono trovata benissimo, vuoi per il fatto che molti dei miei parenti vivono lì o semplicemente perché l’andare in Congo era il tassello mancante per arrivare alla piena consapevolezza di chi ero e da dove venivo. È un paese molto accogliente. La sensazione che ho provato appena scesa dall’aereo, è stata di “leggerezza”. Sono stata per la prima volta in Congo all’età di 13/14 anni ed è stato come se fossi sempre stata lì, l’abituarsi alla vita Congolese è stato immediato. Ho una gran nostalgia del mio paese d’origine, spero di portevi ritornare presto.
So che sei membro di Tam Tam D’Afrique Onlus, l’associazione che si impegna a diffondere notizie sulle condizioni delle donne della Repubblica Democratica del Congo. Quali sono le sfide che la donna Congolese affronta oggi?
Si Tam Tam D’Afrique Onlus si occupa della promozione delle donne Africane e nello specifico delle donne Congolesi. Durante la campagna per attribuire il Premio Nobel per la Pace alla donna africana è stato lanciato questo slogan: “L’Africa cammina con i piedi delle donne”, una frase che racchiude un po’ tutta l’essenza della donna Africana in generale e Congolese nello specifico.
Le sfide delle donne Congolesi sono molteplici. Paradossalmente alla sua condizione, la donna Congolese è il pilastro della società. Credo che una delle sfide maggiori sia il riuscir a fare riconoscere ed emergere questo ruolo, non molto riconosciuto. La donna Congolese si occupa della famiglia, delle attività commerciarli e di molte altre cose eppure viene costantemente “schiacciata”.
Non voglio essere ripetitiva, ma ritorna il tema di istruzione. Le donne devono essere istruite per poter essere pilastri della società, bisogna essere preparati alla società stessa, tale preparazione inizia sui banchi di scuola. La donna deve poter far sentire la sua voce anche nelle problematiche politiche e sociali, poter essere protagonista anche e sopratutto al di fuori della famiglia. Una delle maggiori sfide che attualmente la donna Congolese affronta quotidianamente, è l’uscire dal turbinio delle violenze fisiche, dalle oppressioni. Uscirne e trovare la forza di ricominciare. Le donne Congolesi hanno bisogno di non essere invisibili, hanno bisogno che si parli di loro.
Come artista, come membro di Tam Tam D’Afrique Onlus, ma soprattutto come donna sento forte questa responsabilità e non posso non farmi portavoce della loro condizione.
Parlami dei tuoi prossimi progetti.
I progetti sono molti e su diversi fronti, sai, alcuni artisti sono scaramantici! Ti lascio con un chi vivrà vedrà e magari la prossima volta che faremo un’altra intervista potrò dirti di più.
Stephen Ogongo Ongong’a
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