El famoso sombrero hecho en Ecuador, pero que todos llaman Panamá, se convirtió en patrimonio de la humanidad, según el reconocimiento de la Unesco.
Roma, 14 Diciembre 2012 – Quando lo spagnolo Manuel Alfaro nel 1835 andò in Ecuador in cerca di fortuna, decise di organizzare su scala “industriale” la produzione di cappelli che si faceva a Montecristi e a Cuenca, due villaggi, non sapeva ancora che la sua idea sarebbe diventata un successo. L’unico scalo commerciale della zona dove vendere questi cappelli era Panama e dopo poco tempo la gente che vedeva questi cappelli chiedeva a chi lo aveva in testa “Dove l’hai comprato” per sentirsi rispondere “A Panama!” Ed ecco perché oggi tutti lo chiamano così ma non solo.
Intanto però bisogna dire che il classico cappello di paglia intrecciato ora fa parte del Patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. Lo ha deciso l’agenzia delle Nazioni Unite:, secondo cui il notissimo cappello bianco a larghe falde, esclusivamente di paglia “toquilla” ecuadoriana, va tutelato.
Secondo l’Unesco, la “preziosa trama di paglia, frutto di un processo complesso, rappresenta una tradizione artigianale trasmessa da generazione a generazione, in seno alle comunità tradizionali”. Il processo di tessitura, nei cappelli di grande qualità, può richiedere fino a otto mesi. Il governo ecuadoriano, particolarmente soddisfatto, ritiene che l’Unesco renda così giustizia al Panama, “riaffermando simbolicamente che il cappello di paglia ‘toquilla’ è indiscutibilmente ecuadoriano”. Si tratta del secondo riconoscimento di questo tipo concesso dall’Unesco al patrimonio ecuadoriano: il primo, nel 2008, riguarda le tradizioni orali e le manifestazioni culturali del popolo Zápara.
A proposito l’altro motivo per cui tutti lo conoscono come “Panama” è perché il giorno dell’inaugurazione del canale di Panama nel 1906, il presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosvelt indossava un cappello originale proveniente dall’Ecuador. E le foto di quel momento fecero il giro del mondo.
-Journal-
C.Z.León