La campagna elettorale (impossibile) di Josef Yamane Tewelde, “romano d’Africa”. “Il mio primo atto? Far prendere il permesso di soggiorno a Gianni e a Francesco”.
Roma – 19 febbraio 2013 – Alla corsa alla poltrona di sindaco di Roma partecipa anche Josef Yamane Tewelde, un candidato molto particolare. Potrete sposare la sua causa, seguirlo e sostenerlo, ma non lo potrete votare!
Josef, detto JoJo, è nato nella Capitale trentadue anni fa da genitori eritrei e non è cittadino Italiano. Per legge, quindi, non potrà sedere in Campidoglio, ma lui non ritiene questo un buon motivo per non organizzare una campagna elettorale, con un dettagliato programma, incontri ed altri eventi, come un candidato vero.
Romano d’Africa. “Sono sempre cresciuto in un contesto multietnico a contatto con altre culture, in famiglia come a scuola e ricordo che stavo bene, ero felice. É solo con l’adolescenza che mi è capitato di vivere momenti di disagio con attacchi razzisti”.
“Il momento brutto fu quando ho sentito che mi stavano negando una parte della mia vita. In Comune, al compimento dei diciotto anni, hanno bocciato la mia ‘dichiarazione di volontà’ per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Tra le altre cose, mi hanno contestato che per i primi undici mesi della mia vita non risultavo legalmente residente in nessun luogo. Ovviamente da quel momento in poi sono iniziate una serie di complicazioni per ottenere il permesso di soggiorno”.
Un italiano clandestino. “Incredibilmente sono anche diventato clandestino della terra in cui sono nato per diversi anni e oggi sono regolare con un permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare, grazie alla nascita di mia figlia, che mi ha cambiato la vita! È tutto paradossale, io sono Romano, a tutti gli effetti, cos’altro mi dovrei sentire? Anzi, sono un Romano d’Africa”.
Sindaco di Roma. “Attraverso ‘Radio Sonar’, la web radio all’interno della quale conduco e curo, ‘S.Cu.P.’, è nata la geniale idea di lanciare la mia candidatura impossibile, che abbiamo voluto condividere con il ‘Partito Pirata’ e il centro sociale autogestito ‘Sans Papier’. L’idea ha entusiasmato tutti e attraverso il ‘Liquid Feedback’, l’assemblea permanente in rete, l’abbiamo divulgata”.
“Ho scelto di candidarmi per portare all’attenzione, in questa campagna elettorale, tutti quei temi di cui non si sente mai parlare e che nei programmi degli altri partiti, a volte non vengono nemmeno menzionati. C’è l’immigrazione, in modo particolare il diritto di cittadinanza, ma vogliamo parlare della situazione nelle carceri, di politiche abitative e legalizzazione. Questi sono solo alcuni dei temi, infatti il nostro programma lo vogliamo costruire con i cittadini, coinvolgendoli».
Partecipazione. “All’interno del mio sito c’è una sezione in cui tutti posso dare il loro contributo. ‘Voglio un sindaco che’ ci arrivano i messaggi più svariati, ad esempio qualcuno ha scritto: “voglio un sindaco che prende i mezzi pubblici” oppure “voglio un sindaco che faccia la fila in posta». Stiamo vivendo un momento storico in cui è tutto messo in discussione, ma noi crediamo che l’unica risposta possa essere quella popolare, che venga dal basso e la sua unica arma è la partecipazione e il coinvolgimento di tutti”.
Primo atto. “Il primo atto come sindaco di Roma? Se da primo cittadino riesco a prendere la cittadinanza, almeno consentitemi di far prendere il permesso di soggiorno a Francesco e a Gianni”, come chiama, chissà quanto amichevolmente, Alemanno e Storace. «Così capiranno cosa significa essere straniero in Italia, visto che in qualche modo, con i loro partiti, sono tra i responsabili delle tante disavventure che molti ragazzi come me devono passare”.