Cerimonia a Castello Sforzesco, con duecento bambini nati in Italia che vivono in città. L’assessore Majorino: “Milanesi a tutti gli effetti”. Kyenge. “Come loro un milione che attendono una risposta”.
Milano – 21 maggio 2013 – “Conferire ogni anno con cerimonia pubblica, fino a quando lo Stato Italiano non riconoscerà la cittadinanza secondo lo ius soli, il riconoscimnto simbolico di Cittadinanza Italiana ai minori residenti nati a Milano da genitori stranieri, previa accettazione di tale riconoscimento onorario da parte dei genitori del minore o da chi ne rappresenta la tutela legale”.
È l’impegno preso lo scorso 28 aprile dal consiglio comunale di Milano, onorato stamattina per la prima volta al Castello Sforzesco, dove è stata conferita la cittadinanza onoraria a 200 bambini nati e cresciuti in città, ma figli di immigrati. Hanno ritirato una pergamena con il tricolore, accompagnati dai compagni di classe figli di italiani.
Come Torino, Bologna, Napoli e molti altri comuni italiani, anche Milano ha scelto un gesto simbolico per sottolineare l’urgenza di una riforma della cittadinanza che renda italiani anche per legge i figli degli immigrati.
“Sono bambini che nascono a Milano e giocano e studiano a Milano. Sono milanesi a tutti gli effetti. Non e’ un benvenuto quello di oggi perchè siete già tutti milanesi. La ricchezza della nostra citta’ sta proprio nelle biografie che ciascuno di noi ha alle spalle” ha detto stamattina l’assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino, intervenuto alla cerimonia insieme all’assessore all’Educazione e Istruzione Francesco Cappelli e il Ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge.
«Lo Stato – ha aggiunto Majorino – deve porre rimedio al suo ritardo in Europa: siamo il paese piu’ ostile verso i figli dei migranti. La nostra città ha bisogno di dialogo e relazione tra le persone e deve fare un investimento su queste seconde generazioni che sono parte integrante della città. Deve avere molta fiducia in loro».
“La nostra ricchezza parte dalle tante culture a cui ci troviamo di fronte. Il meticciato è una realtà: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle strade . E’ la fotografia del Paese che ce lo dice, ed è una risorsa e non dobbiamo averne paura» ha detto invece Kyenge.
«Sono qui per ascoltare – ha spiegato il ministro dell’Integrazione – perché qui ci sono 200 bambini a cui non si può non dare risposta. A Milano in verità ce ne sono 34mila e un milione nel Paese. Dobbiamo prestare la nostra voce a chi non riesce a parlare e chiedere che le differenze siano una risorsa. E non dobbiamo avere paura di questo».
Kyenge ha voluto fare «un applauso a Milano: questa è una pratica da sostenere con forza nel Paese per far capire che siamo tutti cittadini. Per costruire Italia migliore, che sia un Paese accogliente, vanno appoggiate queste buone pratiche».
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