Entrano a regime le norme introdotte dal Decreto Lavoro, ma ci sono novità anche su valutazione dei redditi, certificati medici e idoneità alloggiativa. Le indicazioni dei ministeri dell’Interno e del Lavoro.
Roma – 11 luglio 2013 – La regolarizzazione, finora parca di permessi di soggiorno, allarga le sue maglie. E tra novità legislative e nuove procedure da qualche speranza in più a tanti lavoratori stranieri che vorrebbero uscire alla luce del sole.
È tutto spiegato in una circolare congiunta inviata ieri dai ministeri dell’Interno e del Lavoro alle Prefetture e alle Direzioni Territoriali del Lavoro.
Interviene, innanzitutto, sulle cosiddette “black list”nelle quali erano finiti i datori di lavoro che in passato avevano presentato domande per i flussi di ingresso o per la regolarizzazione ma poi non avevano poi portato a termine l’assunzione. Finora, chi si trovava in questa situazione, veniva automaticamente bocciato con un parere negativo dalle Direzioni Territoriali del Lavoro.
La circolare invita invece a chiedere spiegazioni al datore di lavoro per questi comportamenti e a “valutare caso per caso” le sue giustificazioni. Queste andranno “considerate in base ai principi di ragionevolezza e buona fede”, le DTL le “rivaluteranno opportunamente” e potranno, eventualmente, anche modificare un parere precedentemente espresso.
Vengono poi recepite le novità introdotte recentemente dal Decreto Lavoro (dl 76/2013).
Se la domanda viene bocciata per “cause imputabili esclusivamente al datore di lavoro”, i contributi sono stati pagati e c’è la prova di presenza in Italia dal 2011, al lavoratore va rilasciato un permesso per attesa occupazione della durata di un anno. La regola vale anche per domande bocciate negli scorsi mesi, quindi ora gli Sportelli Unici dovranno riconvocare i lavoratori, un passaggio che non sembra facilissimo, considerato che tanti potrebbero aver fatto perdere le loro tracce.
Sempre sulla base di quel decreto legge, anche se il rapporto di lavoro è finito prima della convocazione allo Sportello Unico per l’Immigrazione, il lavoratore potrà ottenere un permesso per attesa occupazione. E se quando andrà in Questura a lasciare le impronte digitali avrà trovato un nuovo lavoro, presentando una copia della comunicazione d’assunzione “potrà ottenere direttamente un permesso di soggiorno per lavoro subordinato”.
Diventa poi più elastica la valutazione del reddito per chi ha chiesto di regolarizzare dei lavoratori domestici.
Se bisogna far valere i “redditi congiunti di più familiari” e la DTL ha espresso un parere positivo con riserva per la difficoltà di verificarli, lo Sportello Unico potrà controllare la documentazione presentata successivamente, ed eventualmente sciogliere la riserva. Inoltre, nel caso di assunzione di più domestici, non va effettuata “un’automatica moltiplicazione del reddito (es. 20000 per un domestico, 40000 per due domestici), ma la DTL dovrà valutare caso per caso la situazione reddituale complessiva del datore”.
Per la regolarizzazione di una o più badanti, caso in cui non è prevista una soglia di reddito per l’assunzione, il bisogno di assistenza può essere documentato sia con un “provvedimento di riconoscimento dell’invalidità civile”, sia con un’attestazione rilasciata dal medico di famiglia iscritto al Ssn. In mancanza di questa certificazione, scatta la valutazione del reddito del datore di lavoro.
Infine, via un altro ostacolo. “La mancanza di idoneità alloggiativa – spiega la circolare – non può essere ostativa alla procedura di regolarizzazione”. Questa va richiesta, “ma non può essere considerata da sola quale motivazione di un rigetto”. Insomma se ci sono tutti gli altri requisiti, ma il lavoratore vive in una casa troppo piccola, può comunque mettersi in tasca il permesso di soggiorno.