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Miss Italia peggiora, seconde generazioni escluse dalla gara

Miss Italia peggiora, seconde generazioni escluse dalla gara

Nell’edizione 2013 non c’è nemmeno il concorso parallelo, il regolamento esige la cittadinanza italiana. “Un’ esclusione illogica”, diceva la stessa Patrizia Mirigliani un anno fa.

 

 

 

Roma – 12 settembre 2013 – Snobbata dalla Rai, a quanto pare Miss Italia avrà comunque una passerella televisiva su la 7. Tra le bellezze in gara, però, non si potranno ammirare né immigrate, né, ed è decisamente più grave, figlie dell’immigrazione che non sono riuscite ancora a diventare italiane anche per legge.

Il regolamento è categorico: “Per essere ammesse al Concorso le aspiranti devono essere di nazionalità o cittadinanza italiana…” Nessun passo avanti, quindi, rispetto agli scorsi anni. Anzi, a ben guardare, il più famoso concorso di bellezza del Paese è riuscito a fare un passo indietro.

Nell’ultima edizione, aveva fatto notizia la scelta di affiancare al concorso tradizionale un concorso aperto alle ragazze prive di cittadinanza italiana ma residenti in Italia da almeno un anno. «Care amiche straniere che risiedete in Italia, quest’anno ho pensato anche a voi…” scrisse sul suo blog Patrizia Mirigliani, la patrona di Miss Italia.

A guardare il bicchiere mezzo pieno, era il modo per aprire il concorso alla nuova bellezza italiana, che può avere gli occhi a mandorla o la pelle nera. Pensando, però, alle seconde generazioni, ragazze cresciute e spesso anche nate in Italia, “straniere” solo per la legge, quella gara a parte sembrava un’ennesima, ingiustificata, distinzione: perché non farle gareggiare nella kermesse principale?

Rispondendo a una critica di Stranierinitalia.it, Mirigliani era stata possibilista: «La decisione presa per l’edizione 2012 è un passo verso il cambiamento ed è già di per sé una ‘rivoluzione’. Certamente oggi , negli anni che stiamo vivendo, l’esclusione di ragazze nate in Italia da genitori stranieri o qui cresciute, appare illogica. Penso che ci arriveremo».

Il concorso dello scorso anno era diventato comunque una cassa di risonanza importante, con le finaliste che si erano trasformate in testimonial di un’auspicata riforma della legge sulla cittadinanza.

Nayomi Andibuduge aveva scritto una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sottoscritta dalle colleghe: “Ho diciotto anni e sono nata a Roma. E non ho la cittadinanza italiana, cittadinanza che vorrei invece avere ‘di diritto’ essendo nata in Italia da genitori dello Sri Lanka che da decenni vivono nel Vostro (nostro) Paese”.

Ana Carolina Da Silva, al momento dell’incoronazione della più bella, aveva ribadito il concetto in diretta tv: «Abito in Italia da dodici anni e non ho ancora la cittadinanza. Per questo vorrei chiedere al governo di ridurre i tempi di attesa per coloro che la vogliono sinceramente, per essere italiana a tutti gli effetti perchè di cuore lo sono già».

Quest’anno, invece, le seconde generazioni e le loro aspirazioni saranno tagliate del tutto fuori da Miss Italia. “Non ci sarà un concorso a parte e non abbiamo modificato il regolamento principale” confermano dall’ufficio stampa di Miss Italia. Perché? “Fino a pochi giorni fa era in forse anche il passaggio in televisione, non c’erano certezze”. E le aperture di Mirigliani? “Un progetto che non è stato possibile portare avanti”.

Eppure non era così difficile. Bisognava modificare poche righe del regolamento di un concorso di bellezza, mica riformare la legge sulla cittadinanza. Sarebbe stato un bel segnale, proprio ora che la riforma vera ricomincia il suo cammino in Parlamento, e un modo concreto per svecchiare un concorso nato settant’anni fa, quando l’Italia e le italiane non erano quelle di oggi.

Stranieriinitalia.it

Elvio Pasca
 

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