La parola “rimpasto” non piace a Matteo Renzi. Il segretario del Partito democratico, pur volendo imprimere al governo un’accelerazione (non si è ancora capito se verso risultati concreti o nuove elezioni), continua a ritenerla una sgradevole pratica da Prima Repubblica.
20.01.2014 – Tuttavia gli scandali che investono ormai con inquietante regolarità la compagine governativa sembrano indicare l’inevitabilità di un “cambio di passo”, formula ugualmente abusata ma non altrettanto invisa al sindaco di Firenze.
La figura di Cécile Kyenge, a differenza di quella di altri ministri del governo Letta, non solleva problemi di natura etica o giudiziaria ma ne ha invece molti con un partito che nonostante i pochi voti presi alle ultime elezioni politiche, gode di un’innegabile sovraesposizione mediatica ottenuta con metodi tanto rozzi quanto efficaci. Basti pensare allo spazio che un professionista come Enrico Mentana riserva nel suo telegiornale alle quotidiane provocazioni della Lega Nord.
Nell’ottica del sopracitato “cambio di passo”, sarebbe auspicabile che per una volta non fossero i difensori dell’immaginaria Padania a dettare le regole del gioco. Kyenge si è distinta in questi mesi di attività del governo Letta per la sua capacità di incassare gli attacchi leghisti, ma il match contro l’intolleranza e per i diritti di migranti e seconde generazioni è ben lontano dall’essere vinto. È necessario imprimere anche in quest’ambito un’accelerazione e l’onorevole Khalid Chaouki, nonostante la giovane età (ha da poco compiuto 31 anni), potrebbe sostituire adeguatamente Cécile Kyenge al ministero dell’Integrazione. Salito agli onori della cronaca nazionale per il suo auto imprigionamento nel centro di prima accoglienza di Lampedusa, Chaouki si occupa da anni di immigrazione e seconde generazioni ed è senza dubbio uno dei parlamentari più preparati sullo ius soli.
Khalid è anche un giornalista professionista, qualifica che lo aiuterebbe nel gestire al meglio un ministero sotto la costante lente d’ingrandimento dei media. Questo che espongo è uno scenario che oggi appartiene alla fantapolitica, inutile negarlo, poiché al momento il presidente del Consiglio Letta ha ben altri pensieri (legati all’immediata sopravvivenza del suo governo) e Renzi, a parte le prevedibili dichiarazioni-spot (la storia di Fatima), non sembra davvero interessato a fare qualcosa per lo ius soli e la legge Bossi-Fini (checché ne dica Angelino Alfano).
È purtroppo ancora evidente la presenza del gene dell’autolesionismo nel DNA del centrosinistra, dal momento che il primo a beneficiare di un tale avvicendamento sarebbe lo stesso Partito Democratico: un partito fin troppo timido nei confronti delle legittime richieste di migranti e seconde generazioni. Renzi ha già imbarcato nella sua squadra altri ex bersaniani e puntare su Chaouki, cresciuto politicamente in quell’area, si dimostrerebbe un “investimento” migliore di tanti altri (penso all’improbabile Pina Picierno, che fino a pochi mesi fa derideva pubblicamente il sindaco di Firenze).
Cécile Kyenge andrebbe premiata per la pazienza dimostrata nel suo difficile impegno con un seggio a Strasburgo dove avrebbe modo di confrontarsi con i pesi massimi dell’intolleranza europea. Qui in Italia c’è invece bisogno di qualcuno che non sappia solo incassare, ma anche restituire i colpi ai tanti razzisti che inquinano la politica nostrana.
Adil Mauro
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