Un intermediario immobiliare, A. C., 63 anni, e un poliziotto della questura di Bergamo, il sovrintendente S. M., sono finiti nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di truffa, dopo una querela presentata da una donna di origine peruviana, a seguito della quale il pm Carmen Pugliese ha aperto un fascicolo.
20 Maggio 2013 – La vicenda non riguarda l’attività di servizio del poliziotto (che non risulta sospeso dal servizio), bensì l’affitto di un appartamento in città, mai andato in porto. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’anno scorso la donna peruviana si rivolge all’intermediario immobiliare, indirizzata da conoscenti: vuole prendere in affitto un alloggio.
L’intermediario (che non ha il patentino di agente immobiliare, ma sarebbe collaboratore di un’agenzia) gliene mostra uno che le piace. La cliente formalizza una proposta di locazione, a cui allega una caparra di 1.250 euro, che consegna all’intermediario.
L’affare, tuttavia, non va in porto: manca l’accordo su alcuni documenti e il proprietario declina la proposta di locazione. A quel punto la cliente rivuole la caparra, ma l’intermediario spiega di non essere in grado di restituirgliela subito. Lei minaccia di denunciarlo e tira in ballo anche il sovrintendente della questura. Quest’ultimo è amico dell’intermediario.
Il poliziotto – secondo la ricostruzione degli inquirenti – cerca di rassicurare la donna, spiegandole che l’intermediario è brava persona e avrebbe certamente restituito presto il denaro. La donna però a un certo punto si presenta in questura e sporge querela, sostenendo di aver riottenuto solo 500 euro dei 1.250 versati.
Del tutto diversa la ricostruzione della difesa. «Il sovrintendente – dichiara l’avvocato Enrico Pollini, legale del poliziotto – non c’entra nulla con l’affitto». Secondo la difesa, «il poliziotto sarebbe stato tirato in ballo solo perché amico dell’intermediario».