Anche secondo il testo inviato al Parlamento l’aiuto per minori e anziani poveri toccherà agli stranieri titolari di carta di soggiorno. Merito, ancora una volta, di una direttiva europea.
Roma – 21 ottobre 2013 – È confermata l’estensione della social card agli immigrati, a patto che siano titolari di un permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo, la cosiddetta carta di soggiorno.
La novità, già avvistata nelle prime bozze della disegno di legge di stabilità 2014, c’è anche nel testo che domani dovrebbe iniziare il suo cammino in Senato. Naturalmente bisognerà attendere il via libera definitivo del Parlamento prima che possa diventare realtà.
La social card, o carta acquisti, si presenta come una carta di credito ricaricabile, che può essere utilizzata per comprare generi alimentari o medicine, oppure per pagare le bollette di luce e gas. Lo Stato la ricarica con 80 euro ogni due mesi.
Questo sussidio viene concesso ai minori di tre anni (in quel caso il titolare è il genitore) o agli anziani dai sessantacinque anni in su più bisognosi. In entrambi i casi, infatti, tra gli altri requisiti, c’è un indicatore di Situazione Economica Equivalente inferiore ai 6mila700 euro l’anno.
Finora la social card è stata riservata ai cittadini italiani. Il disegno di legge di stabilità 2014 , la estende anche ai cittadini “comunitari ovvero familiari di cittadini italiani o comunitari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo”.
L’allargamento del numero di beneficiari farà salire anche la spesa da parte dello Stato. Per coprire la nuova misura vengono quindi stanziati per il 2014 duecentocinquanta milioni di euro.
Ancora una volta gli immigrati devono ringraziare l’Europa.
La scelta del governo non è, infatti, una gentile concessione, ma il modo di superare l’ennesima procedura di infrazione aperta da Bruxelles contro l’Italia. Stavolta c’era in ballo la direttiva 2003/109/CE, secondo la quale i soggiornanti di lungo periodo, per quanto riguarda le prestazioni sociali, vanno trattati al pari dei cittadini nazionali.