Rosetta e Paolo furono assassinati nell’agosto 2012. La giovane cubana ritenuta l’esecutrice materiale. Il fratello è in cella a Cuba.
3.10.2013 – La giovane cubana Lisandra Aguila Rico è stata condannata all’ergastolo per l’omicidio dei coniugi Burgato, massacrati nella loro villetta di Lignano Sabbiadoro la notte tra 18 e 19 agosto 2012. La sentenza è stata emessa dal gup Roberto Venditti del Tribunale di Udine al processo con rito abbreviato. La giovane, che non era in aula, era accusata di essere l’autrice materiale del duplice delitto. Arrestata alcuni giorni dopo il delitto, da settembre è rinchiusa a Trieste nel carcere del Coroneo.
IL FRATELLO CONDANNATO A CUBA – Insieme a Lisandra, 22 anni, è stato accusato del duplice omicidio anche il fratello Reiver, che è rinchiuso nel carcere di L’Avana dopo che le autorità locali lo hanno condannato a 20 anni di prigione. Il giovane avrebbe guardato la sorella che sferrava le coltellate mortali, senza intervenire. La Procura avrebbe chiesto anche per lui l’ergastolo se la sua detenzione a Cuba non avesse portato a uno stralcio giudiziario.
LA PRIMA UDIENZA – Alla prima udienza del processo con rito abbreviato, la pm aveva ripercorso minuziosamente la sequenza della mattanza, proiettando in aula anche un power point con le immagini crude del duplice omicidio dell’anziana coppia di commercianti di Lignano Sabbiadoro. Lisandra ancora una volta aveva negato la responsabilità materiale del delitto e chiesto perdono a Michele Burgato, figlio delle vittime.
LA LETTERA DI SCUSE – «Chiedo perdono per quello che è successo, se potessi tornare indietro non lo rifarei» aveva detto Lisandra al termine dell’udienza, dopo aver chiesto la parola. La 22enne aveva anche letto tra le lacrime una lettera di scuse molto accorata scritta di suo pugno in carcere e rivolta a Michele Burgato e agli altri familiari. La ragazza fino all’ultimo ha continuato a sostenere, come ha fatto anche il suo avvocato Carlo Serbelloni nell’arringa, la estraneità alla fase materiale dell’omicidio, avvenuto a suo dire per mano del fratello, quando lei non era nella stanza dell’orrore. I familiari di Paolo e Rosetta non le hanno mai creduto.La giovane cubana Lisandra Aguila Rico è stata condannata all’ergastolo per l’omicidio dei coniugi Burgato, massacrati nella loro villetta di Lignano Sabbiadoro la notte tra 18 e 19 agosto 2012. La sentenza è stata emessa dal gup Roberto Venditti del Tribunale di Udine al processo con rito abbreviato. La giovane, che non era in aula, era accusata di essere l’autrice materiale del duplice delitto. Arrestata alcuni giorni dopo il delitto, da settembre è rinchiusa a Trieste nel carcere del Coroneo.
IL FRATELLO CONDANNATO A CUBA – Insieme a Lisandra, 22 anni, è stato accusato del duplice omicidio anche il fratello Reiver, che è rinchiuso nel carcere di L’Avana dopo che le autorità locali lo hanno condannato a 20 anni di prigione. Il giovane avrebbe guardato la sorella che sferrava le coltellate mortali, senza intervenire. La Procura avrebbe chiesto anche per lui l’ergastolo se la sua detenzione a Cuba non avesse portato a uno stralcio giudiziario.
LA PRIMA UDIENZA – Alla prima udienza del processo con rito abbreviato, la pm aveva ripercorso minuziosamente la sequenza della mattanza, proiettando in aula anche un power point con le immagini crude del duplice omicidio dell’anziana coppia di commercianti di Lignano Sabbiadoro. Lisandra ancora una volta aveva negato la responsabilità materiale del delitto e chiesto perdono a Michele Burgato, figlio delle vittime.
LA LETTERA DI SCUSE – «Chiedo perdono per quello che è successo, se potessi tornare indietro non lo rifarei» aveva detto Lisandra al termine dell’udienza, dopo aver chiesto la parola. La 22enne aveva anche letto tra le lacrime una lettera di scuse molto accorata scritta di suo pugno in carcere e rivolta a Michele Burgato e agli altri familiari. La ragazza fino all’ultimo ha continuato a sostenere, come ha fatto anche il suo avvocato Carlo Serbelloni nell’arringa, la estraneità alla fase materiale dell’omicidio, avvenuto a suo dire per mano del fratello, quando lei non era nella stanza dell’orrore. I familiari di Paolo e Rosetta non le hanno mai creduto.
A incastrare i due, oltre al dna, furono anche intercettazioni telefoniche.