Un videogame creato dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali invita a mettersi nei panni di Modou, Katerina o Ahmed. Obiettivo: arrivare alla fine del mese.
Roma – 20 marzo 2013 – Immigrati per gioco? C’è poco da divertirsi.
Se non ci credete, provate a fare una partita a «Nei Miei Panni», il videogame creato dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali in occasione della IX settimana di azione contro il razzismo. Dove si impersona un immigrato con un obiettivo prosaico ma terribilmente difficile da raggiungere: partire con 700 euro e arrivare alla fine del mese con almeno un euro ancora in tasca.
Il gioco di apre con una sfida: “Ogni anno in Italia sono migliaia gli atti di razzismo. Donne e uomini discriminati per etnica, lingua o condizione sociale. Ma tu non sei uno di loro, vero? Prova a metterti Nei Miei Panni…” E allora puoi scegliere chi diventare: Modou, Katerina o Ahmed, tre personaggi molto diversi tra loro, accomunati però dalle difficoltà e dalle ingiustizie spesso subite dagli stranieri in Italia.
Scegli Modou, ingegnere trentunenne che ha lasciato moglie, figli e genitori in Senegal. Trovare una camera (un appartamento intero prosciugherebbe il budget) è già un’impresa, considerati quanti “non affittano ai negri”, e alla fine ti accontenti di una costosissima stanza “in nero”. Anche il lavoro è un problema: hai una laurea ma finisci a fare l’operaio, con orari e mansioni massacranti, e quando hai un incidente perdi una settimana e devi pure ricomprare degli attrezzi andati perduti.
Poi ci sono gli imprevisti, come la famiglia rimasta in patria che chiama perché ha bisogno urgente di soldi. Ti rimane qualcosa per mangiare? Sì, ma te la devi vedere con i vicini di casa, che non sopportano la “puzza” della tua cucina africana. E se poi devi spostarti diventa davvero arduo far quadrare i conti prevedendo anche un abbonamento ai mezzi pubblici. Facile che il gioco di chiuda con un “non ce l’hai fatta”.
“Nonostante «Nei miei Panni» sia solo un gioco – avverte l’Unar – forse non sai che molte delle vicende che hai dovuto affrontare durante il percorso, accadono quotidianamente agli oltre 5 milioni di immigrati che vivono in Italia”. E per loro è un passatempo molto meno divertente.