Ruby avrebbe fatto parte di un vero e proprio “sistema prostituivo” ad Arcore, la residenza dell’ex premier Silvio Berlusconi.
E’ l’ipotesi che il pm Antonio Sangermano ha rivelato nella requisitoria al processo sul caso Ruby, che dovrebbe concludersi nell’udienza di venerdì prossimo. Un sistema che sarebbe stato organizzato attraverso l’aiuto soprattutto di Nicole Minetti, imputata di reato commesso con Lele Mora ed Emilio Fede. In cambio di prestazioni sessuali, secondo il pm, il Cavaliere avrebbe remunerato le ragazze “in denaro contante” o “in prospettive di inserimento professionale, financo politico”, come emerso dalle intercettazioni.
Tra i passaggi più interessanti dell’udienza di lunedì mattina, la testimonianza della pm minorile Annamaria Fiorillo. “Ho sempre mantenuto ferma la mia posizione e cioè che la ragazza venisse affidata ad una comunità”, ha detto Fiorillo, ricordando le quattro telefonate ricevute nell’ormai famosa notte in cui la minorenne marocchina venne trattenuta in Questura e poi affidata all’allora consigliera regionale Minetti.
Fiorillo ha ribadito di aver dato disposizioni di “metterla in comunità” per il sospetto che “svolgesse attività di prostituzione”. Quella notte, ha raccontato la Fiorillo, nella prima telefonata ricevuta le era stato riferito della denuncia fatta da Caterina Pasquino, la quale aveva incontrato Ruby in un centro di bellezza a Milano, accusandola di averla derubata. Al pm di turno quella notte erano state date due diverse versioni dalle ragazze. “Sospettai che la ragazza – ha affermato la pm riferendosi a Ruby – svolgesse attività di prostituzione e poi per me c’era una notizia di reato. Quindi disposi di metterla in comunità e che venisse per prima cosa fotosegnalata. E dissi anche al mio interlocutore questa frase, me la ricordo bene: ‘Così la smette anche di prenderci in giro’”.
La Fiorillo ha anche smentito l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni che “andò in Parlamento a dire che la polizia aveva affidato” a Nicole Minetti la minorenne Ruby “secondo le mie disposizioni”, “riferì “cose non vere”, ha sottolineato il pm minorile.
Sul procedimento aperto nei suoi confronti davanti al Csm, la Fiorillo ha commentato: “È stato un attacco alla mia onorabilità perché in una situazione simile nessun magistrato avrebbe preso una decisione diversa dalla mia, ossia l’affidamento ad una comunità”.