La Mobile ricostruisce il «giro» che ha permesso, grazie a false documentazioni, l’ingresso in Italia di un centinaio di pachistani: ogni «pratica» valeva tra gli otto e i 13mila euro.
VERONA. C’era una donna peruviana, residente a Verona, a capo dell’organizzazione criminale che avrebbe introdotto in Italia un centinaio di immigrati pachistani, utilizzando falsa documentazione. Per l’organizzazione scoperta dalla polizia di Verona sono finite in carcere complessivamente sei persone, mentre altre 17 sono state denunciate. L’operazione è l’epilogo di un’indagine iniziata nell’aprile 2010 dalla segnalazione allo Sco della polizia da parte della gendarmeria francese, La donna, Jane Elizabeth Escudero Lamara, 49 anni, è stata arrestata assieme al fratello Juan Carlos, di un anno più giovane, ingegnere informatico. Tra le sei persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare anche un imprenditore di Vigasio, A.G., 67 anni, considerato il collettore della banda.
«L’indagine – ha detto il dirigente della mobile, Roberto Della Rocca – è partita dal fermo di un cittadino pakistano al confine franco-spagnola, che aveva accennato ad un imprenditore di Verona che gli aveva falsamente fatto un contratto di lavoro».
Ad essere «trattati» dall’organizzazione erano soprattutto pakistani, ma anche altri cittadini orientali e magrebini che entravano in Italia per poi proseguire verso la Germania o la Francia pagando l’organizzazione multietnica che agiva nel Veronese, nel Bresciano ed in altre regioni. Edilizia, trasporti e agricoltura i settori più «gettonati». Venivano fornite documenti, certificazioni fittizie e false assunzioni di lavoro costava da 8 a 13mila euro attraverso imprenditori compiacenti, che a loro volta secondo gli investigatori percepivano danaro. Altre 17 persone sono state denunciate.
Per gli indagati l’accusa è favoreggiamento dell’ingresso e la permanenza in Italia di soggetti che non avevano titolo per farlo.
-L’arena-